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Non toccate i miei unti


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Di David Wilkerson
19 Novembre 2001
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"Non toccate i miei unti e non fate alcun male ai miei profeti" (Salmo 105:15). Questo breve verso contiene un potente avvertimento da parte del nostro Signore. Ed egli voleva intenderne ogni parola: guai a qualsiasi nazione o qualsiasi individuo che stende la mano sugli eletti di Dio. E guai a quelli che fanno del male ai suoi profeti.

Questo serio avvertimento ha una duplice applicazione. Prima di tutto, gli "unti" ed i "profeti" rappresentano Israele naturale, il popolo di Dio dell'Antico Testamento. Ma questo avvertimento divino di non far del male ai suoi eletti vale anche oggi. Si riferisce anche ad Israele spirituale, cioè, la sua chiesa.

Pensiamo che questo avvertimento si riferisca principalmente ai profeti dell'Antico Testamento o agli attuali ministri che parteggiano per la verità. Ma il contesto dell'avvertimento rivela un ulteriore significato. Ha a che fare anche col patto che Dio stipulò con Abrahamo. Nel patto, Dio aveva promesso di donare ad Abramo il possesso del paese di Canaan:

"Egli si ricorda per sempre del suo patto, della parola da lui data per mille generazioni, del patto che fece con Abrahamo..e ad Israele come un patto eterno, dicendo: "Ti darò il paese di Canaan come vostra eredità". Non erano allora che poca gente, pochissimi e stranieri nel paese, ed andavano da una nazione all'altra, da un regno a un altro popolo. Egli non permise che alcuno li opprimesse; per amor loro castigò dei re, dicendo: Non toccate i miei unti e non fate alcun male ai miei profeti" (Salmo 105:8-15).

Anche il Salmo 78 si riferisce a questo patto territoriale che Dio stipulò con Abrahamo: "Li fece arrivare alla sua terra santa, al monte che la sua destra aveva conquistato" (78:54). Qui ci viene detto che Dio aveva conquistato Canaan con la sua stessa mano. Poi "scacciò le nazioni davanti a loro, assegnò loro a sorte il territorio come eredità e fece abitare le tribù d'Israele nelle tende di quelli" (78:55).

Il Signore stesso aveva tracciato i confini del paese del suo popolo. Aveva stabilito "un'eredità con una linea", fissandone i confini "dal Giordano al mare". In altre parole, era stato Dio a disegnarne la mappa. Era come se si fosse fermato su un monte ed avesse misurato i confini di Canaan con il suo Spirito, dicendo: "Tanti chilometri a nord, tanti a sud, tanti ad est e ad ovest".

In breve, il Signore aveva dato al suo popolo una concessione territoriale perpetua, mediante il patto con Abrahamo. E gli Israeliti erano stati condotti in quest'eredità da Mosè. Con un suo ordine, Dio aveva scacciato tutte le nazioni empie che occupavano il territorio. E mentre il popolo si sistemava nel nuovo territorio, Dio fece una distinzione fra essi e le altre nazioni. Essi divennero conosciuti come i suoi "eletti", un popolo consacrato, unto. Il Signore non aveva permesso che "alcuno li opprimesse; per amor loro castigò dei re, dicendo: Non toccate i miei unti e non fate alcun male ai miei profeti" (Salmo 105:14-15).

Il profeta Mosè aveva affermato: "L'Altissimo... fissò i confini dei popoli, tenendo conto del numero dei figli d'Israele" (Deuteronomio 32:8). Questo significa che i confini fissati da Dio per il suo popolo dovevano essere quelli della sua chiesa, perché da questa nazione dell'Antico Testamento sarebbe nata la chiesa del Nuovo Testamento.

Quando Dio pronunciò quest'avvertimento, disse all'umanità: "Ho scelto questo popolo per mia porzione. E li ho unti affinché siano separati per me. Da questo momento in poi, non permetto che nessuna persona e nessuna nazione faccia loro del male".

Forse obietterete: "Ma gli ebrei hanno sofferto terribilmente nel corso della storia. Che ne dici di Hitler e dell'Olocausto?" Sì, Israele ha sofferto moltissimo. Ma coloro che hanno fatto loro del male ne hanno pagato le conseguenze. L'avvertimento di Dio ci dice: "Quando tocchi il mio unto, corri un grave pericolo. Ti costa tutto".

La Germania ha pagato un grave prezzo per i mali che ha commesso. Non solo questa nazione è stata bombardata e le sue città sono state rase al suolo, ma la sua gente ha sofferto per decenni. Leggendo la storia della Germania, posso udire risuonare la Parola di Dio: "Non toccate i miei unti".

Infatti, sin dai tempi di Abrahamo, tutto il mondo è stato soggetto a quest'avvertimento divino: "Non toccate il mio popolo Israele. E non toccate né rimuovete i loro confini, che io stesso ho tracciato per loro". Non importa quali siano le nostre convinzioni politiche, o ciò che pensiamo a proposito di Israele. Dio giudicherà tutti coloro che oseranno toccare questa nazione o i suoi confini. Se qualche nazione si azzarderà a farlo, dovrà pagarne le conseguenze.


Voglio parlare di un argomento che mi atterrisce


Gli Stati Uniti sono stati il migliore amico d'Israele e il loro protettore sin da quando sono divenuti una nazione nel 1948. Come ogni altra nazione, anche noi dobbiamo prestare ascolto all'avvertimento divino di non far del male al suo popolo. Eppure la dichiarazione del nostro Presidente a proposito di Israele mi sgomenta.

Sin dagli attacchi dell'11 settembre, l'America ha compiuto grandi sforzi per costituire un'alleanza di nazioni contro i terroristi. Questa coalizione vorrebbe coinvolgere le nazioni arabe, ma molte di esse sono nemiche giurate di Israele. Ora, per tutta risposta al sostegno arabo, il Presidente degli Stati Uniti sta cercando di fondare uno stato palestinese.

Questo stato palestinese dovrebbe nascere sul territorio che Dio aveva assegnato ad Israele mediante un patto. Inoltre, i palestinesi chiedono che una parte di Gerusalemme divenga loro capitale. Una tale risoluzione va direttamente contro gli avvertimenti di Dio. Farebbe del male ai suoi eletti, perché altererebbe i loro confini. E befferebbe Mosè, il profeta di Dio, che aveva affermato: "L'Altissimo ci ha dato questo territorio".

Per favore, non pensate che stia parlando di politica. Come sentinella di Dio, sono chiamato a predicare la sua Parola. Inoltre, non sono contro uno stato palestinese. Ma credo che se ci debba essere un tale stato, dovrebbe nascere presso il Giordano e non in Israele. La Scrittura è chiara: i confini d'Israele sono una questione spirituale, e non soltanto politica.

Proprio in questo momento, in tutto il mondo si sta sviluppando un sentimento di ostilità contro Israele. La causa palestinese sta guadagnando il favore di sempre più persone. Il Primo Ministro ha parlato a nome della maggior parte degli israeliti quando ha detto: "Siamo stati traditi. Se lo dovremmo fare, rimarremo anche da soli a combattere contro i vicini. Ma sappiamo che Dio sarà dalla nostra parte".

È chiaro che fra i collaboratori del nostro Presidente ci sono molti simpatizzanti arabi. Forse non se ne accorgono, ma gli stanno dando dei consigli pericolosi. Una tale situazione non può che portare una maledizione sull'America. Per anni, la nostra nazione è stata grandemente benedetta, in parte proprio a motivo della promessa di Dio ad Abrahamo: "Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà" (Genesi 12:3). Ma la Scrittura è chiara: "Ecco, potranno fare alleanze, ma senza di me. Chiunque farà alleanza contro di te, cadrà davanti a te" (Isaia 54:15). Dio ci sta dicendo: "Se qualche nazione si unirà per far del male ad Israele, non sarà da parte mia". Il Signore non vorrà avere niente a che fare con una tale alleanza.

Supponete che il nostro Presidente chieda consiglio sui confini di Israele ad alcuni leader cristiani o a dei teologi. Credo che queste persone gli direbbero: "Il Signore ha abbandonato Israele già dai tempi dell'Antico Testamento. Da allora, gli ebrei non sono più il suo popolo eletto. Hanno rifiutato il patto, perciò Dio li ha abbandonati alla maledizione. L'unico Israele che esiste oggi per Lui è la Sion spirituale, la chiesa di Gesù Cristo. Sono i cristiani i suoi unti".

Questi studiosi basano la loro teologia su diversi passi biblici. Ad un certo punto, Dio affermò che il peccato di Israele non poteva più essere curato: "La tua ferita è incurabile, la tua piaga è grave" (Geremia 30:12). Dichiarò inoltre: "Per la malvagità delle loro azioni io li caccerò dalla mia casa; non li amerò più...Il mio Dio li rigetterà, perché non gli hanno dato ascolto; essi saranno nomadi fra le nazioni" (Osea 9:15-17). "Porrò fine al regno della casa d'Israele... voi non siete mio popolo e io non sarò il vostro Dio" (1:4,9).

Leggendo questi versi, pare che Dio abbia lasciato perdere il suo popolo eletto. Eppure, sempre in Osea, qualche versetto più in là, leggiamo: "Il mio popolo persiste a sviarsi da me... Come farei a lasciarti, o Efraim? Come farei a darti in mano altrui, o Israele? ...Il mio cuore si commuove tutto dentro di me, tutte le mie compassioni si accendono. Io non sfogherò la mia ira ardente, non distruggerò Efraim di nuovo, perché sono Dio, e non un uomo, sono il Santo in mezzo a te... Io guarirò la loro infedeltà, io li amerò di cuore, poiché la mia ira si è distolta da loro... io, che sono come un verdeggiante cipresso; da me verrà il tuo frutto" (11:7-9; 14:4,8).

Da questo brano appare chiaro che Dio ha voluto mantenere il suo patto con l'Israele naturale. E in questo patto è compreso il territorio concesso loro. Il Signore ha detto inoltre che avrebbe preservato Israele fino al suo ritorno, quando avrebbe poggiato i suoi piedi sul Monte degli Ulivi (vedi Zaccaria 14:4). Quando lo farà, Israele avrà il controllo del territorio.

Se pensate ancora che Dio abbia lasciato perdere Israele, considerate le parole dell'apostolo Paolo: "Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! Perché anch'io sono Israelita, della discendenza d'Abrahamo, della tribù di Beniamino. Dio non ha ripudiato il suo popolo" (Romani 11:1-2). Paolo sta parlando chiaramente di Israele naturale.

Se l'America in qualche modo fa del male ad Israele, anche spostandone i confini, Dio diverrà nostro nemico. E la nostra nazione finirà nel caos totale. Prego che neppure un centimetro del suolo israeliano venga dato via. Zaccaria aveva predetto che Gerusalemme sarebbe stata divisa a metà. Ma quando ciò avverrà, "il Signore si farà avanti e combatterà contro quelle nazioni" (Zaccaria 14:3).


Quando il Signore pronunciò quell'avvertimento,
stava riferendosi anche alla Sion spirituale


Isaia definisce la chiesa di Dio "la Sion del Santo". Usando questa frase, il profeta mette in relazione Sion a Cristo, il redentore. In breve, Sion rappresenta il corpo di Cristo, la Gerusalemme celeste, i chiamati, la chiesa separata di questi ultimi giorni.

Io vi chiedo: qual è la preoccupazione maggiore che Dio ha oggi a proposito del mondo? Qual è il suo obiettivo in questi tempi? La più grande apprensione del nostro Signore ed il suo obiettivo è Sion, la sua chiesa. Sto parlando del corpo invisibile di Cristo, fatto di credenti unti e consacrati.

Forse ti chiederai: "Ma Dio non è preoccupato per questa guerra al terrorismo? Non si preoccupa dell'economia e del futuro dell'America?" Sì, se ne preoccupa, ma solo se queste cose toccano la sua chiesa. Lui si concentra su queste situazioni solo se queste influenzano i suoi piani eterni per il suo popolo.

"Ecco, le nazioni sono come una goccia che cade da un secchio, come la polvere minuta delle bilance; ecco, le isole sono come pulviscolo che vola... Tutte le nazioni sono come nulla davanti a lui; egli le valuta meno che nulla, una vanità" (Isaia 40:15,17). Pensateci: l'Inghilterra è un'isola. Manhattan è un'isola. Secondo Isaia, entrambi sono come un pulviscolo agli occhi di Dio. Infatti tutte le nazioni, compresa l'America, sono meno che niente agli occhi del Signore. Dio ci sta dicendo, in effetti: "La mia preoccupazione eterna è per il mondo perduto. Ed il mio obiettivo è il modo in cui la mia chiesa raggiungerà quei perduti".

Balaam profetizzò: "Il popolo di Dio è un popolo che dimora solo e non è contato nel numero delle nazioni" (Numeri 23:9). Questo ci dice che i figli di Dio fanno parte di un genere di nazione diversa, di un popolo separato. Non siamo contati fra le nazioni del mondo. Infatti, i vari membri del corpo di Cristo costituiscono una nazione spirituale in ogni nazione. Dio ci sta enfatizzando: "Non dovete preoccuparvi per quello che succede nel mondo. Dovreste piuttosto preoccuparvi di conoscere i miei propositi eterni, e di adempierli sulla terra".

Il fatto è che Dio benedice o distrugge una nazione, a secondo di come si comporta verso la sua chiesa. Pensateci: la sua unica preoccupazione per l'Egitto dei Faraoni era come trattavano i suoi eletti. Dio devastò gli egiziani ed affondò il loro esercito perché avevano fatto del male al suo popolo. Allo stesso modo, l'unica preoccupazione di Dio verso Babilonia era perché minacciava l'estinzione di Israele durante il periodo di Ester. Quando Haman complottò contro gli ebrei, Dio lo svergognò e lo rimosse dalla scena.

Notate inoltre che quando Dio distrusse Babilonia, non lo fece soltanto a motivo della loro idolatria, della loro sensualità o della loro violenza. Fu soprattutto perché i Babilonesi avevano toccato i suoi eletti. Avevano preso gli utensili consacrati per l'adorazione e vi avevano bevuto dentro. Per tutta risposta, l'impero più potente del mondo fu cancellato. Nel momento in cui i Babilonesi avevano interferito negli interessi di Dio, egli li aveva distrutti.

Il nostro Signore avrà sempre delle questioni con le nazioni del mondo, per salvare e far prosperare la sua santa Sion. Egli distruggerà qualsiasi impero stendendo la mano del suo giudizio. Egli ha distrutto l'Impero Romano perché aveva cercato di soffocare la sua chiesa mediante dieci gravi persecuzioni. Probabilmente la campagna più terribile fu condotta dall'imperatore Diocleziano. Quest'uomo malvagio perseguitò ed uccise i cristiani con una ferocia incredibile. Eppure, il loro numero continuò a crescere. E questa cosa fece impazzire Diocleziano. Alla fine, abdicò il suo governo su Roma, perché era impazzito cercando di sterminare la causa di Cristo.

In Genesi 20, Dio giudicò il re pagano Abimelec perché si era azzardato a toccare l'unto di Dio. Abimelec aveva preso Sara, la moglie di Abrahamo, per il suo harem. Ma Dio gli aaparve in sogno, dicendogli: "Sei un uomo morto". L'unico interesse di Dio per Abimelec fu quello di preservare la sua eletta Sara. Egli comandò al re: "Ora, restituisci la moglie a quest'uomo, perché è profeta... Ma, se non la restituisci, sappi che sicuramente morirai, tu e tutti i tuoi" (Genesi 20:7).

Tutti questi esempi costituiscono una chiara immagine dell'interesse di Dio per i suoi eletti. Egli si opporrà a chiunque farà del male ad Israele o toccherà la sua chiesa.


Tutto questo ha a che fare con
la situazione turbolenta in cui vive il mondo


La nostra nazione è stata traumatizzata dai terroristi. Le Torri Gemelle sono state rase al suolo, il Pentagono attaccato. E ci domandiamo: "Qual è il pensiero di Dio in tutto questo?" Il nostro Signore è addolorato per la morte degli innocenti. Il suo cuore vuole consolare e aiutare le vedove e gli orfani. La Scrittura dice che ha distrutto regni che avevano ripudiato i deboli.

Eppure la vera preoccupazione di Dio in tutte queste calamità è il modo in cui esse potranno coinvolgere la sua chiesa. Egli non permetterà a nessuno di interferire nei piani eterni per il suo popolo. Egli ha determinato un piano per i suoi eletti sin dalla fondazione del mondo, e nessuno potrà interferire in esso. Nessun terrorista, nessuna religione o nazione potrà cancellare una sola virgola del piano divino per il suo popolo. Tutto continua come Lui lo ha concepito.

Gesù è nato nel momento giusto. Egli è arrivato nell'ora esatta che Dio aveva stabilito nell'eternità, e nessun re, nessun governo e nessun leader religioso avrebbe potuto impedirlo. Gesù fu crocifisso e risorse secondo il piano di Dio. Niente avrebbe potuto impedire al piano del Signore di salvare il mondo attraverso il sacrificio di suo figlio.

Infine, proprio prima di ascendere al Padre, Gesù diede alla sua chiesa degli ordini definiti. Egli ci ha detto di andare in tutto il mondo per predicare, evangelizzare, fare discepoli, guarire, scacciare i demoni. Dopo 2000 anni, la sua verità va ancora avanti. Gli unti di Dio si stanno movendo ovunque. E tutti quelli che li toccano o fanno loro del male, saranno rimossi.


Dio ha un messaggio per i terroristi islamici


Quando sono cadute le Torri Gemelle, i terroristi di Osama bin Laden hanno danzato e gioito. E mentre le bombe cadevano sull'Afghanistan, bin Laden avvertiva: "Il terrore di cui siete stati testimoni è solo l'inizio. È tempo che i musulmani di tutto il mondo dimostrino la loro fede". Con una tale dichiarazione, è iniziata la jihad, o la guerra santa contro l'America.

Nel frattempo, i potenti di tutto il mondo - i primi ministri, i capi di stato, gli ambasciatori - si sono riuniti assieme ai leader americani nel Ground Zero, nel luogo in cui sorgevano un tempo le Torri Gemelle. Hanno potuto soltanto scuotere la testa, increduli per la devastazione e la carneficina. In tutto il globo si sono diffusi presto messaggi in cui si chiedeva: "Quale sarà l'impatto di tutto questo sull'America? Quanto durerà? New York ritornerà ad essere quella di prima?"

Una scena del genere la ritroviamo in Isaia 14. Giuda era appena stata attaccata dagli Assiri, che avevano devastato la capitale, Gerusalemme. "Il Signore aveva umiliato Giuda a causa di Acaz, re d'Israele, perché aveva rotto ogni freno in Giuda, e aveva commesso ogni sorta d'infedeltà contro il Signore" (2 Cronache 28:19). Allo stesso tempo, la Palestina aveva attaccato il sud di Giuda, catturando almeno cinque città e portando distruzione.

E mentre Giuda veniva umiliata, i Palestinesi iniziavano a gridare e cantare. Ma Dio inviò Isaia a dir loro: "Non ti rallegrare, o Palestina tutta quanta, perché la verga che ti colpiva è spezzata. Poiché dalla radice del serpente uscirà una vipera e il suo frutto sarà un drago volante. I più poveri avranno di che pascersi e i bisognosi riposeranno al sicuro; ma io farò morir di fame la tua radice e quel che rimarrà di te sarà ucciso. Urla, o porta! Grida, o città! Trema, o Palestina tutta quanta! Poiché dal nord viene un fumo e nessuno si sbanda dalla sua schiera" (Isaia 14:29-31).

Dio stava predicendo la fine di coloro che avevano gioito per il castigo del suo popolo. Li aveva avvertiti: "È meglio che smettiate di cantare e gridare. Presto farò in modo che Giuda risieda in sicurtà. E vi annullerò totalmente. Estirperò le vostre radici e ucciderò i vostri con una carestia".

A quei tempi Gerusalemme era una città importante. La sua devastazione turbò le nazioni circostanti. Furono inviati messaggeri per chiedere sul benessere e sul futuro di Giuda: "In che modo questa devastazione cambierà il vostro paese? E perché il vostro Dio ha permesso la distruzione della sua città? Gerusalemme sarà in grado di rialzarsi dalle ceneri e ricominciare daccapo?"

Poco dopo, Isaia fu visitato dagli ufficiali di Giuda e dai capi religiosi, che gli chiesero: "Cosa dobbiamo rispondere ai messaggeri delle nazioni?" (14:32). Isaia rispose: "Il Signore ha fondato Sion, e in essa gli afflitti del suo popolo trovano rifugio" (14:32). In altre parole: "Dite ai messaggeri: L'Iddio onnipotente ha fondato la sua chiesa, i suoi eletti, e le porte dell'inferno non potranno prevalere su di essa".

Sento che il Signore oggi sta pronunciando lo stesso messaggio. Egli sta dicendo: "Dite a tutti i terroristi che la chiesa fondata sulla Roccia di Cristo è viva e vegeta. Tutto quello che hanno fatto non ha sortito altro effetto che risvegliare un gigante sopito. Questo gigante non è solo l'esercito americano. È la mia chiesa, i miei eletti. Il mio esercito di servitori proprio in questo momento sta impugnando le armi. E stanno movendosi contro il nemico con armi che lui non conosce".

Quali sono queste armi? Non sono bombe, missili, armi chimiche o cannoni. Le armi che ci sono state date sono più potenti di queste cose. E sono garantite per abbattere ogni fortezza. Sappiamo che Osama bin Laden ed i suoi terroristi non potranno nascondersi dalle nostre armi speciali.

Naturalmente, sto parlando della potenza della preghiera e della fede. Non intendo le preghiere superficiali di quelli che si sono rivolti a Dio soltanto nelle settimane seguenti agli attacchi. Quelle persone oggi sono ritornate alle loro vite senza preghiera ed inefficaci. Non intendo neanche le preghiere di quei ministri che negano la divinità di Cristo o prendono in giro la sua risurrezione. Le loro preghiere non vengono ascoltate.

No, Dio si è messo da parte un residuo santo. E quel residuo ha considerato gli attacchi dell'11 settembre come una sveglia. Essi sono le vergini avvedute, credenti devoti che hanno tenuto le lampade accese con l'olio. E proprio in questo momento, stanno bombardando il cielo con le preghiere.

Se quei terroristi sapessero cosa hanno risvegliato! La chiesa di Gesù Cristo sta pregando come non mai. Sion ha tirato fuori la sua artiglieria pesante e sta facendo guerra in ginocchio. E in tutta l'America, adolescenti cristiani si stanno arruolando per la battaglia. Stanno dicendo ai loro genitori e ai loro pastori: "Voglio offrirmi come missionario per andare in un paese musulmano a predicare Gesù".

Proprio in questo momento, molti ministri evangelici si stanno chiedendo: "Cosa possiamo rispondere a chi ci chiede cosa accadrà alla nostra nazione? Cosa accadrà se ci saranno altri attacchi terroristici?" Non c'è dubbio, la nostra nazione è stata scossa dalle fondamenta ed avremo altro terrorismo in futuro. Ma proprio alla base, Dio ci ha dato qualcosa di incrollabile su cui riposare: Gesù Cristo ha fondato la sua chiesa, e le porte dell'inferno non potranno prevalere su di essa.


Cristo è l'unto di Dio, il Suo eletto


Dio ha unto il suo Figlio Gesù. E quelli che sono in Cristo sono anch'essi unti. La parola unto significa "consacrato a Cristo". In breve, siamo i separati, gli eletti che costituiscono il suo corpo. Abbiamo già letto che Gesù istruì i suoi unti affinché portassero l'evangelo in tutto il mondo. Questo è il consiglio determinato di Dio. E nessuna persona o nazione potrà tentare di impedire i suoi scopi eterni. Eppure sappiamo che il Corano insegna ai musulmani ad uccidere i cristiani che cercano di vincerli a Cristo. Perciò, devo porre una domanda sincera ai mullah e agli ayatollah dei Talebani: perché non avete addestrato dei missionari al posto dei terroristi, mandandoli in America e nelle altre nazioni cristiane? Se la vostra religione è così superiore, perché non avete cercato di convertirci? Perché avete così paura di noi da voler farci saltare in aria? Il vostro messaggio è così vuoto e debole da dover terrorizzare la gente per farlo accettare?

Che l'Islam impari dal Comunismo. La potente Unione Sovietica fa fatto guerra contro la chiesa di Gesù Cristo. Ha dichiarato che l'URSS era una nazione atea ed ha insegnato l'ateismo nelle scuole. Ha bruciato chiese ed ha proibito le Bibbie. Ha terrorizzato gli eletti di Dio, mettendo in prigione i ministri e torturando i credenti.

Come ha risposto Dio? Ha distrutto la Cortina di Ferro, non solo in Russia ma in tutta l'Europa. Dio ha dichiarato: "IO ho fondato questa chiesa. E non vi permetterò di toccare i miei eletti. Siete finiti. Vi ridurrò a niente". Il Signore ha calpestato completamente il comunismo, distruggendo il potente impero sovietico. Ha diviso i suoi stati, ha annientato i suoi governatori e ha fatto crollare la sua economia. La Russia è stata umiliata, perché ha toccato gli unti di Dio e ha fatto del male ai suoi profeti.

Qual è stato il risultato finale? Dio ha mandato centinaia di ministri e missionari in Russia. E credo che avverrà la stessa cosa in Afghanistan e in Pakistan. Il Signore sta aprendo porte che nessun altro ha potuto aprire prima. Niente può impedire i suoi piani eterni.

Ma anche l'America ha da imparare una lezione dalla Russia. Non possiamo continuare ad eliminare Dio dalla nostra società. Nelle aule sono state già proibite le Bibbie ed i simboli cristiani sono stati rimossi dai luoghi pubblici. Potrebbe giungere il tempo in cui non sarà più concesso di fare proseliti o convertire le persone.

Comunque, non dobbiamo preoccuparci. L'Iddio Onnipotente ha fondato la sua chiesa. E tutte le nazioni che lo oltraggiano sono meno che niente ai suoi occhi. Il Signore può portare il caos in quella nazione, ma allora la società riaprirà le porte all'evangelo. Le scuole grideranno aiuto, e persino i governatori chiederanno soccorso spirituale. Ancora una volta, i servi di Dio potranno predicare la sua verità, ovunque e comunque.

"Abitante di Sion, grida, esulta, poiché il Santo d'Israele è grande in mezzo a te.. il Signore ha fondato Sion e che in essa gli afflitti del suo popolo trovano rifugio" (Isaia 12:6; 14:32).

La chiesa di Dio può apparire povera ed insignificante. Sembra forse che ci siano pochi santi dispersi in tutta la terra. E come dice Paolo, ci sono pochi ricchi e nobili. Ma il piccolo gregge di Cristo dimorerà sulla sua Parola: "Io ho fondato questa chiesa. E la mia chiesa prevarrà".

Nessun terrorista, nessuna religione o nazione potrà resistere contro la croce di Gesù. Egli ha avvertito tutto il mondo: "Non toccate i miei unti, e non fate alcun male ai miei profeti" (Salmo 105:15).

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Tradotto in Italiano da Susanna Giovannini - Formattato HTML da Renato Giliberti

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