World Challenge Pulpit Series

Da che parte sto con il Signore?

Un'incredibile rivelazione della misericordia di Dio


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Di David Wilkerson
13 ottobre 2003
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Esodo 33 presenta un paradosso. Il verso 11 ci dice: "Così l'Eterno parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico". Poi, solo qualche versetto dopo, leggiamo: "(Dio) disse ancora: Tu non puoi vedere la Mia faccia, perché nessun uomo Mi può vedere e vivere" (verso 20) . Questo significa letteralmente: "Non si può vedere il Mio volto".

Cosa facciamo allora? Un verso ci dice che Mosè vide il volto di Dio, ma un altro afferma chiaramente che nessuno può vedere il volto di Dio e sopravvivere.

In realtà, Mosè non vide il volto del Signore. Questo verso ci mostra, invece, l'incredibile intimità di Mosè con Dio. Ci parla di scoperte e rivelazioni che il Signore diede a Mosè, proprio per la loro relazione. Mosè trascorreva giornate intere alla presenza di Dio, cercando di conoscerLo . E la Scrittura dice che il Signore trattava Mosè da amico (33 : 11). Questo ci dice che Mosè "vide" Dio (o lo conobbe) come non era mai successo ad essere umano prima d'allora. Mosè stava guadagnando una conoscenza intima ed una comprensione del cuore di Dio, per il tempo di qualità che trascorreva con Lui.

Ora, tutto ciò avvenne in un periodo critico della storia di Israele. Gli israeliti avevano appena peccato di blasfemia contro il Signore. Avevano sciolto i propri gioielli e ne avevano fatto un idolo a forma di vitello d'oro. E lo avevano adorato, danzandovi attorno in un delirio demoniaco.

Eppure l'idolatria di Israele andava oltre che la semplice adorazione di un vitello d'oro. Il popolo aveva nascosto i propri déi nelle tende e di nascosto li adorava. La Scrittura ci dice: "Avete piuttosto portato la tenda di Moloc e la stella del vostro dio Remfan, le immagini da voi fatte per adorarle" (Atti 7:43).

Tutto questo aveva provocato l'ira di Dio. Egli disse a Mosè: "Or dunque, lasciami fare, affinché la Mia ira si accenda contro di loro e li consumi; ma di te Io farò una grande nazione" (Esodo 32:10). E' importante notare qui che Mosè non aveva peccato con il resto del popolo. Era stato sul monte con il Signore per tutto il tempo. Eppure Mosè continuava ad addossarsi la responsabilità delle azioni del popolo. Come leader di Israele, si identificò con il peccato del popolo, dichiarando: "Questo popolo ha commesso un grande peccato e si è fatto un dio d'oro" (32:31).

Mosè sapeva che il Signore aveva il diritto di consumare tutto l'accampamento. Ma questo creava un problema. Dopo tutto, gli Israeliti erano il popolo eletto di Dio. I sacerdoti ed i Leviti erano i ministri da Lui ordinati ed il Signore aveva stretto un patto con loro. Perciò , Mosè cercò di ragionare con Dio dicendo: "Sì, Signore, questo è il Tuo popolo. Ed hanno commesso un'orrenda blasfemia. Hai mostrato loro nient'altro che amore, eppure hanno continuato a peccare nonostante la Tua grande luce".

"Ma , Signore, sono ancora il Tuo popolo. E , se Tu li scacci, saremo spacciati. Non sapremo più dove andare. Non sapremo più a chi rivolgerci, non avremo altra speranza. Non ci resta che scavarci una fossa, ed attendervi dentro la morte".

Pensate al dilemma che ciò costituì per Mosè . Lui conosceva benissimo la natura peccaminosa di Israele. Il cuore del popolo si era chiaramente allontanato da Dio. Negli ultimi giorni, Mosè aveva ripetuto spesso: "Dal giorno che uscisti dal paese d'Egitto, fino al vostro arrivo in questo luogo, siete stati ribelli all'Eterno" ( Deuteronomio 9 : 7). Eppure Mosè era consapevole anche del suo peccato. Anche se personalmente non si era prostrato davanti al vitello d'oro, sapeva che la sua giustizia umana era inaccettabile alla presenza di Dio.

Di fronte a questo dilemma, Mosè fu perplesso. Era come se stesse dicendo: "Signore, hai tutte le ragioni per giudicarci in questo istante. Io probabilmente farei la stessa cosa, al posto Tuo. Ma ho un problema. Questa crisi in qualche modo mi tange personalmente".

"Hai detto di conoscermi per nome. Conosci ogni mio movimento, sai quando mi alzo e quando mi siedo. Io e Te siamo stati in intimità, ed ho trovato grazia davanti a Te. Ma Signore, sono in crisi più di prima. E qualcosa mi rimane oscuro in tutta questa situazione. E' qualcosa di molto importante, ed io devo saperlo".

"Se ho trovato grazia agli occhi Tuoi, allora per favore, mostrami come sei verso il Tuo popolo che si trova nel peccato. Mostrami da che parte sto, in questa crisi. Sono ancora un Tuo amico? Sono ancora nella Tua grazia? Noi che siamo il Tuo popolo, siamo ancora nella Tua grazia? Ho visto come ti sei preso cura di noi in ogni prova. Ma ora non so come ti comporterai, in questa situazione. Non so come reagirai al nostro peccato".

In questa scena, Mosè rappresenta molto più che il semplice responsabile del popolo d'Israele. Egli rappresenta un popolo di Dio che ha peccato contro il cielo. (Similmente, anche il suo peccato lo condannava alla presenza di Dio. La Scrittura dice che tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio).

Alla fine, Mosè gridò: "Fammi conoscere le Tue vie, perché Ti conosca e possa trovare grazia ai Tuoi occhi" (Esodo 33 : 11). L'originale ebraico qui legge: "Mostrami Te stesso", e la parola "stesso" ha il senso di "cuore". Mosè stava dicendo: "Dio, devo conoscere il Tuo cuore. Ho bisogno di una rivelazione della Tua gloria. Devi mostrarmi qualcosa di Te stesso, per mettere a posto la mia teologia. Non so come avvicinarmi a Te in questa crisi. Non so come cercare il Tuo volto, o persino come credere".


Cosa succede quando chi ama Gesù cade in un peccato catastrofico?


Dobbiamo metterci nei panni di Mosè. Come reagiamo davanti a Dio, quando sappiamo di meritare solo la sua ira? Non importa quanto "piccolo" o "modesto" riteniamo il nostro peccato. Qualsiasi peccato è grande abbastanza da meritare il giudizio divino.

Al pari di Mosè, abbiamo forse goduto in passato di una grande intimità con Dio. Ma è possibile che abbiamo rovinato quell'intimità ed abbiamo provocato la Sua amicizia. Possiamo essere stati benedetti con grandi rivelazioni, ma possiamo anche aver peccato contro la luce che ci è stata data. Possiamo aver ricevuto un grande amore, ma possiamo anche aver peccato contro esso . Ora sorge un grido dentro di noi: "Signore, mostrami come sei in questa crisi. Devo conoscere questo Tuo lato. Se cado in peccato – se erigo un vitello d'oro nel mio cuore – come reagirai?"

Nei momenti di crisi, la coscienza ci rimorde. Nel profondo del nostro essere, sentiamo la stessa voce irata che udì Mosè: "Lasciami in pace. Sto per consumarti e scacciarti via. Di volta in volta, ti ho accolto fra le Mie braccia. Ti ho sostenuto in ogni situazione disperata . Sono stato un Dio amorevole per te. Ma hai volutamente sbagliato e di grosso. Mi sono stancato di te. Mi troverò un servo fedele che sappia camminare nelle Mie vie. Ho cambiato idea nei tuoi riguardi. Non ti voglio più, pecora ribelle".

In breve, ci troviamo di fronte allo stesso dilemma di Mosè. Mosè conosceva Dio come si conosce un amico. Ma non sapeva che volto avrebbe assunto Dio nel momento in cui avrebbe trovato un peccato nella congregazione.

Questa scena ci mostra che non basta conoscere Dio come amici intimi. Vedete, dal lato umano di questo rapporto, un amico può tradire l'intimità. Da una parte Mosè poteva dire: "Conosco Dio come mio amico. E so come reagisce ai miei bisogni. Provvede per me come farebbe un qualsiasi amico e, quando prego, mi risponde con misericordia".

Ma ora Mosè si trovava davanti un quesito: "Ed adesso che mi ritrovo con un vitello d'oro, cosa accadrà quando tradirò la confidenza dell'intimità con il Signore? Rimarrò nel Suo favore? Lui è santo e puro, ed io ho infranto il patto con Lui. Da che parte mi trovo adesso, agli occhi del mio amico ferito?

"Sì, ho parlato con Lui faccia a faccia. Ho trascorso molto tempo con Lui, ed abbiamo condiviso un'incredibile intimità. Ma tutto ciò non fa che peggiorare la mia situazione. Ho peccato terribilmente ed ho rattristato il Suo Spirito. Come reagirà nei miei confronti? Signore, mostrami chi sei, non solo quando le cose vanno bene fra di noi. Quando sono ribelle e pecco, come reagisci? Se non ho questa relazione, non saprò mai da che parte sto nei Tuoi confronti".


Non saprai mai da che parte stai con il Signore,
fin quando non conoscerai la Sua natura


C'è una rivelazione di Dio che ogni cristiano dovrebbe comprendere appieno. Devi sapere come si comporta con te quando pecchi.

Mosè sapeva benissimo come si comportava Dio con i malvagi. Aveva osservato in santo timore la reazione di Dio alla durezza del Faraone, con un terribile giudizio. Dio aveva distrutto l'esercito egiziano perché aveva toccato il Suo unto. Mosè aveva visto personalmente come Dio odiava il peccato.

Aveva visto anche come il Signore reagisce alla fede e all'ubbidienza. Mosè aveva osservato mentre Dio in maniera soprannaturale aveva diviso il Mar Rosso permettendo al Suo popolo di passare in sicurtà. A modo suo, Mosè conosceva Dio come un liberatore.

Inoltre, Mosè conosceva Dio nella Sua santità. Il Signore gli aveva parlato dal cespuglio ardente, dicendo: " Mosè , Mosè, togliti i calzari perché sei in luogo santo".

Ma ora, in questa crisi, Mosè non "conosceva" il Signore. Non conosceva la natura di Dio in una situazione del genere. Mosè si rese conto di non essere più in intimità con Lui. Non si trattava di quante ore aveva pregato, o di quanto era stato fedele, o di quanto aveva servito con devozione.


Tutto ciò che aveva conosciuto di Dio nel passato,
ora non contava più


Ora, si trattava di conoscere Dio nel momento in cui era emerso il peccato dei suoi figli. Mosè doveva conoscere qualcos'altro della natura del Signore, qualcosa che avrebbe potuto dargli speranza. Avrebbe dovuto conoscere meglio Dio, per riportare il popolo alla Sua presenza, di nuovo fra le Sue braccia d'amore.

Mosè non lo sapeva, ma Dio stava per dargli una rivelazione maggiore della Sua gloria e della Sua natura. Questa rivelazione sarebbe andata oltre l'amicizia, oltre una semplice intimità. È una rivelazione che Dio vuole far conoscere a tutti coloro che sono feriti.

Il Signore disse a Mosè che stava per mostrargli la Sua gloria. "Io farò passare davanti a te tutta la Mia bontà e proclamerò il nome dell'Eterno davanti a te" (Esodo 33 : 19). Poi disse: "Tu non puoi vedere la Mia faccia, perché nessun uomo Mi può vedere e vivere... (ma) ecco un luogo vicino a me; tu starai sulla roccia; e mentre passerà la Mia gloria, io ti metterò in una fenditura della roccia e ti coprirò con la Mia mano, finché Io sia passato" (33 : 20-22).

Il termine ebraico per "gloria" in questo passo significa "il mio essere". Dio stava dicendo a Mosè: "Io stesso passerò davanti a te". L'originale testo ebraico usato da Helen Spurrel dice così: "Ti nasconderò in una cavità della roccia, e ti difenderò con la protezione della Mia forza finché sarò passato".

Il Signore stava dicendo, in effetti: "Sì, hai sbagliato nei miei confronti. Ma ti metterò in un posto dove sarai al sicuro. Quel posto è dentro alla roccia . E voglio che tu vi rimanga. Non avere dubbi né timori. Sto per darti una rivelazione di chi sono".


Dio rivela la Sua gloria, la Sua misericordia e la Sua protezione


Questo è ciò che intende Paolo quando dice che siamo "nascosti in Cristo". Quando deludiamo Dio – quando pecchiamo rovinosamente contro la luce – non dobbiamo rimanere in questa condizione. Al contrario, dobbiamo correre da Gesù, per nasconderci nella roccia. Paolo scrive: "I nostri padri... bevvero tutti la medesima bevanda spirituale , perché bevevano dalla roccia spirituale che li seguiva; or quella roccia era Cristo" (1 Corinzi 10:1,4).

Ritorniamo alla nostra scena. Dio scavò un sito nella roccia e vi mise al sicuro Mosè. E disse al Suo servo: "Io stesso passerò accanto a te. Ti mostrerò il mio cuore. Allora saprai chi sono davvero, una volta per tutte . Vedrai la figura completa della mia natura. E saprai qual è il Mio cuore nei tuoi confronti anche quando fallisci".

Come Mosè, dobbiamo sapere cosa significa stare al sicuro nella cava della roccia. Altrimenti, scapperemo dal Signore ogniqualvolta sbagliamo . Dio ci promette: "Non solo ti nasconderò in un posto sicuro. Ti coprirò e ti proteggerò. Sarai completamente al sicuro, anche alla presenza della Mia santità. Vedi, c'è un altro lato della mia natura che devi conoscere".

"Hai peccato grandemente. Ma voglio che corri da Me, in sacro pentimento. Ti metterò al sicuro con la mia mano fin quando non avrai una chiara rivelazione della Mia misericordia e della Grazia. Voglio che tu veda e capisca chi sono. Eppure , come Mosè, devi desiderare questa rivelazione. Devi piangere dicendo: 'Signore, mostrami la Tua gloria' ".

Lasciatemi sottolineare in questa sede che anche Mosè aveva infranto la legge di Dio. Quando scese dal monte e vide il popolo che danzava nudo attorno al vitello d'oro, si infiammò di rabbia. Prese le tavole di pietra sulle quali Dio aveva scritto i Dieci Comandamenti e le scaraventò a terra. "Allora l'ira di Mosè si accese ed egli gettò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi del monte" (Esodo 32 : 19)

Non si trattava di rabbia santa. Era la collera calda ed umana di un uomo irritato. Ed era peccato. La Scrittura descrive Mosè come un servo di Dio umile e mansueto. Ma quando questo stesso servo vide il peccato del popolo, il suo temperamento si accese violentemente. E letteralmente infranse la legge di Dio, facendo a pezzi le tavole.

Come ministro di Dio, questo mi ha messo un santo timore. Mi dice che non posso arrabbiarmi umanamente contro il peccato, nella casa di Dio. Ogni qualvolta voglio vendicarmi con zelo carnale, rivelando al popolo solo l'ira di Dio, sto infrangendo la legge di Dio. Al contrario, devo correre alla roccia. Devo ricevere una rivelazione della gloria di Dio, della Sua amorevole dolcezza. E devo condurre il Suo popolo di nuovo nella Sua misericordia e nella Sua protezione.

La scena seguente ci mostra Mosè agire di nuovo in preda alla rabbia. Riduce in polvere il vitello d'oro. E fa bere al popolo l'acqua in cui l'ha sciolto . Poi condanna pubblicamente suo fratello Aaronne, il sommo sacerdote. Aaronne è così mangiato dal rimorso e dalla paura, che grida: "L'ira del mio signore non si accenda" (32 : 22).

A quel punto, Mosè aveva visto solo l'ira di Dio. Aveva visto in prima persona come il Signore affrontava il peccato. Ma non aveva ancora visto la bontà di Dio. Mosè non aveva ancora una chiara idea del cuore di Dio verso il Suo popolo. E per questo, aveva rappresentato male il Signore. Stava predicando solo un mezzo evangelo. Come dice Giacomo: "L'ira dell'uomo non promuove la Giustizia di Dio" (Giacomo 1 : 20).


Non dobbiamo rappresentare male il carattere di Dio


La Bibbia non dice se il Signore approvò l'ira di Mosè. Eppure , cosa dissero le azioni di Mosè ad Israele? E cosa dissero al mondo pagano? Quelle persone avranno pensato: "Così è questo l'aspetto di Dio quando il suo popolo pecca. Se erigi un vitello d'oro, verrà contro di te con ira e rabbia. Ti farà bere acque amare. E ti ucciderà insieme alla famiglia e ti getterà da parte".

No, mai! Un simile concetto di Dio non è completo. E alimenta solo timore. Come ministro di Dio, so di non poter predicare l'ira di Dio senza predicare anche la Sua misericordia. Sì, il Signore è giusto ed è vero che odia il peccato. L'ira di Dio esiste! Ma Lui è anche un Dio d'amore. E' misericordioso, paziente, compassionevole, pieno di perdono.

Mosè stava agendo solo sulla base di uno zelo umano. Fece tutte queste cose senza una rivelazione della misericordia di Dio. Tuonò il suo messaggio: "Sto dalla parte di Dio. Venite, tutti voi che avete peccato. Andrò dal Signore e forse farò l'espiazione per i vostri peccati" (vedi Esodo 32 : 30).

La Bibbia dice che questo fu il vero motivo per cui Dio non permise a Mosè di entrare nella Terra Promessa. Mosè rappresentò male la natura di Dio, il Suo carattere, la Sua gloria. Ed il Signore disse a questo ministro santo, umile e prezioso: "Poiché ti sei messo in mezzo ai figli d'Israele... perché non mi hai santificato in mezzo ai figli d'Israele... tu vedrai il paese davanti a te, ma non entrerai nel paese che sto per dare ai figli d'Israele" ( Deuteronomio 32 : 51-52).

Ecco quanto il Signore prende sul serio la questione del mal rappresentarLo . Mosè non presentò Dio nella Sua pienezza, come un Padre che tempera la Sua ira con la misericordia. E questo impedì a Mosè di entrare nella Terra Promessa. Il Signore sottolineò : "Non mi avete santificato in mezzo ai figli d'Israele" (32:51).

Pietro affronta l'argomento quando scrive: "Santificate il Signore Dio nei vostri cuori e siate sempre pronti a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domandi spiegazione della speranza che è in voi con mansuetudine e timore" (1 Pietro 3:15). Cosa sta dicendo Pietro, esattamente?

Per dirla in parole semplici: "Non rappresentate male Dio nei vostri cuori" . In altre parole: "Mettetevi in mente una volta per tutte qual è il vero carattere di Dio". Solo così la nostra speranza avrà un fondamento. Vedete, se non sappiamo in che modo Dio reagisce nei confronti dei Suoi figli nei momenti fruttiferi e in quelli di ribellione, come potremo parlarne agli altri? Lo presenteremo solo come un giudice attento, perché non Lo conosceremo come un Padre amorevole.

"La speranza che è in voi" (3 : 15). Pietro sta dicendo: "La ragione della vostra speranza è che voi avete avuto un'esperienza con il Signore. Avete fallito miserabilmente . Vi siete eretti un vitello d'oro nella vostra vita. Ma poi siete ritornati alla roccia. E vi siete nascosti in essa , dove avete sentito la Sua mano protettiva. Ed avete gustato il Suo perdono, la Sua misericordia e il Suo amore. Lui vi ha di nuovo attratti a Sé. Conoscete ora il Signore non solo come un Dio santo, ma anche come un Padre misericordioso".

"Ora ponete questa rivelazione della gloriosa natura di Dio nei vostri cuore . E' il terreno ed il fondamento della vostra speranza. Sapete che semmai cadrete in peccato, non dovrete fuggire da Dio. E non dovrete più farvi rimordere dalla colpa. Potrete ritornare contriti a Lui, e nascondervi nella roccia. Lì troverete misericordia e l'amore di cui avete bisogno ".

Allora, quale fu la grande rivelazione che Dio diede a Mosè a proposito di Se stesso? Qual è la verità che Lo riguarda che dovremmo custodire nel cuore? E' questa:

"Il Signore disse a Mosè: 'Sii pronto al mattino, e sali sul monte Sinai' ... E l'Eterno passò davanti a lui e gridò: 'L'Eterno, l'Eterno Dio, misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in benignità e fedeltà, che usa misericordia fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato ma non lascia il colpevole impunito, e che punisce l'iniquità dei padri sui figli e sui figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione" (Esodo 34:2,6-7).

Ecco la grande rivelazione, l'immagine completa della natura di Dio. Il Signore disse a Mosè: "Sali in questa roccia al mattino. Ti darò la speranza che ti manterrà saldo. Ti mostrerò il Mio cuore come non l'hai mai visto prima". Qual è il cuore di Dio? Qual è la "gloria" che Mosè contemplò del Signore?

Eccola qui la gloria: un Dio che è "misericordioso e pieno di grazia, lento all'ira ed abbondante in bontà e verità, che mantiene la Sua misericordia a migliaia, e perdona l'iniquità e la trasgressione ed il peccato, e che non lascia il colpevole impunito".

Cristo è la piena espressione di quella gloria. Infatti , tutto ciò che è nel Padre è incarnato nel Figlio. E Gesù fu mandato sulla terra per rivelarci quella gloria. Ai tempi di Mosè, naturalmente, Cristo non era stato ancora incarnato, sebbene fosse in Dio. Eppure vediamo che tutto ciò che Dio proclama qui sulla Sua natura, è incarnato in Gesù. Cristo è misericordioso e pieno di grazia, pieno di verità, puro e giusto, e perdona il peccato.

Ora forse ti chiederai: "Ma che significa l'ultimo verso? Dio dice che non lascia impunito il colpevole. Ma come può essere, se Lui è misericordioso e perdona ?". Il verso legge: "(Io) non lascerò impunito il colpevole; punendo l'iniquità dei padri sui figli, e sui figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione" (Esodo 34 : 7).

Dio sta dicendo, in effetti: "Ecco la Mia gloria; ti offro misericordia, grazia, amore e perdono in abbondanza. Ma se rifiuti questa gloria – se indurisci il tuo cuore, ami il tuo peccato e rifiuti di tornare a me – se non ti penti velocemente e non confidi nelle Mie promesse – allora sarai colpevole del peggiore dei peccato . Mi avrai rigettato. Ti sarai allontanato dal Mio abbraccio amorevole".

Il fatto è che non c'è guarigione al di fuori dell'abbraccio di Gesù. Puoi testimoniare di avere una grande intimità col Signore, puoi affermare di pregare molto e di ricevere molte rivelazioni potenti. Ma hai "santificato Cristo nel tuo cuore"? Conosci la speranza della sua misericordia abbondante nei momenti di fallimento e di ribellione? Puoi parlare di questa speranza a chiunque te lo chiede ? Puoi testimoniare di essere stato ristorato da Gesù dopo esserti inchinato davanti ad un vitello d'oro? Puoi offrire agli altri la stessa speranza, affinché essi corrano a Gesù come hai fatto tu?

Forse ti chiederai: cosa accade a quei credenti inclini al peccato, quando ricevono questa rivelazione di Cristo nella Sua gloria abbondante? Se ricevono la Sua misericordia e vengono ristorati, continueranno a peccare? Questa rivelazione di amore abbondante li porterà a prendere il peccato alla leggera?

Non possiamo che notare la reazione di Mosè a questa meravigliosa rivelazione. Ciò che fece quest' uomo mi colpisce molto: "E Mosè si affrettò a prostrarsi fino a terra, e adorò. Poi disse: Deh, Signore, se ho trovato grazia ai Tuoi occhi, venga il Signore in mezzo a noi, perché questo è un popolo dal collo duro; perdona la nostra iniquità e il nostro peccato, e prendici come Tua eredità" (Esodo 34 : 8-9).

Mosè cadde subito faccia a terra in adorazione. Aveva ricevuto una rivelazione potente dell'incredibile misericordia e dell'amore di Dio. E dopo essersi alzato di nuovo in piedi, sente di nuovo fame della presenza di Dio. Improvvisamente, dal suo cuore sgorga un grido ed una richiesta di perdono. Ed inizia ad ammettere i suoi peccati, intercedendo per il popolo.

Che cosa provocò questo cambiamento? Fu la rivelazione della misericordia di Dio. Fu la rivelazione potente del cuore amorevole del Padre. Mosè sapeva di essere stato perdonato. Mi chiedo se in seguito si domandò : "Perché non ho preso in disparte Aronne? Perché ho tratto subito fuori la spada? Se solo avessi avuto prima questa rivelazione della gloria di Dio !"

Ed ecco la risposta del Signore al grido di Mosè: "Ecco, io faccio un patto: Farò davanti a tutto il popolo prodigi, che non sono mai stati fatti su tutta la terra né in alcuna nazione; e tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l'opera dell'Eterno, perché è tremendo ciò che Io sto per fare con te" (34 : 10). L'originale ebraico in quest' ultima frase traduce così: "Sicuramente è il timore di Dio quello che metterò in te" ( Helen Spurrell ).

Dio stava dicendo: "I tuoi giorni migliori devono ancora arrivare, Mosè. Farò miracoli in mezzo al Mio popolo. E la Mia opera metterà un santo timore in te, come in quelli che ti stanno attorno". Per dirla in parole povere, la rivelazione della gloria di Dio produce sempre un santo timore.

Caro fratello, santifica questa rivelazione della misericordia di Dio dentro al tuo cuore. Dall'esempio di Mosè hai la certezza che non ti condurrà a peccare. Infatti , se accetti veramente l'amore abbondante di Dio, non potrai far altro che adorare. Pregherai: "Signore, che Dio sei che mi ami nonostante i miei sbagli? Quale altro Dio mi cercherebbe in mezzo al peccato, e mi porterebbe nella roccia? Oh, che Dio immenso servo. Voglio che il mondo Ti conosca".

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Permesso per l'uso concesso da World Challenge, P.O. Box 260, Lindale, TX 75771, USA.


Tradotto in Italiano da Susanna Giovannini

Tutte le citazioni sono tratte da "La Sacra Bibbia Nuova Riveduta"
Copyright (c) 1994, Società Biblica di Ginevra / CH-1211 Ginevra


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